I voucher diventano tracciabili: i committenti, imprenditori non agricoli e professionisti, dovranno inviare sms o mail un’ora prima dell’inizio della prestazione all’Ispettorato nazionale del lavoro indicando dati anagrafici, codice fiscale del lavoratore, luogo e data della prestazione. Per i committenti imprenditori agricoli la “comunicazione” è resa più soft, potendosi perfezionare «in un arco temporale non superiore a sette giorni» (una forma di tutela nei casi di avversità metereologiche che possono ritardare l’inizio della giornata d’impiego nei campi). In caso di violazioni scattano sanzioni piuttosto “salate” da 400 a 2.400 euro in relazione a ciascun lavoratore per cui è stata omessa la comunicazione. Si conferma la possibilità di trasformare i contratti di solidarietà da «difensivi» (per evitare licenziamenti) a «espansivi» (per assumere nuovo personale); si esclude il pubblico impiego dalle nuove regole di contrasto alle dimissioni in bianco (che valgono, quindi, solo per il privato); e si precisa che lo stato di disoccupazione è compatibile con lo svolgimento di rapporti di lavoro, autonomi o subordinati, dai quali l’interessato ricava guadagni di ammontare esiguo, tali da non superare la misura del reddito non imponibile (poco più di 8mila euro l’anno per i dipendenti, 4.800 per gli autonomi). Dopo una serie di rinvii, il governo ha approvato ieri in via preliminare il primo Dlgs correttivo del Jobs act, atteso ora dalle Camere per i pareri. Si compone il “nodo agricoltura” per l’utilizzo dei voucher: oltre alla tracciabilità entro sette giorni, il settore agricolo viene anche escluso dall’applicazione del limite imposto ai committenti imprenditori (2mila euro di compensi massimi per ciascun committente), rimanendo, quindi, in vigore solo il tetto generale dei 7mila euro per lavoratore, considerato che l’agricoltura è già soggetta a paletti stringenti sul lavoro accessorio (può essere usato, essenzialmente, solo nelle attività stagionali effettuate da pensionati e under25 iscritti a un ciclo di studi). Il Dlgs apre poi alla trasformazione dei contratti di solidarietà da difensivi in espansivi: la trasformazione potrà riguardare i contratti di solidarietà difensivi in corso da almeno dodici mesi e quelli stipulati prima del 1° gennaio 2016, a prescindere dal fatto che siano in corso da 12 mesi o meno. Non si potrà prevedere una riduzione d’orario superiore a quella già concordata. Ai lavoratori spetta un trattamento di integrazione salariale di importo pari al 50% dell’integrazione salariale prevista in precedenza e il datore integra tale trattamento almeno sino alla misura dell’integrazione salariale originaria. L’integrazione a carico del datore non è imponibile ai fini previdenziali e i lavoratori beneficiano dell’accredito contributivo figurativo. Alle eventuali nuove assunzioni si applicheranno i contributi e le agevolazioni valide per i contratti di solidarietà espansiva.
Tra le altre novità, spicca la possibilità, ora espressa, in capo al ministero del Lavoro di poter revocare l’autorizzazione all’attivazione dei fondi interprofessionali, fino a disporne il commissariamento. Si interviene anche sui controlli a distanza, chiarendo che nel caso di imprese con unità produttive dislocate in ambiti di competenza di più sedi territoriali dell’Ispettorato nazionale del lavoro, qualora non si raggiunga l’accordo sindacale, gli impianti audiovisivi e gli altri strumenti da cui derivi anche il controllo a distanza, possono essere installati, in alternativa, previa autorizzazione della sede territoriale o della sede centrale dell’Ispettorato. Per il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, l’operazione tracciabilità piena dei voucher «conferma l’impegno del governo contro l’illegalità e la precarietà»; ora le nuove norme «consentiranno una efficace azione ispettiva», ha aggiunto Maurizio Sacconi. Gli esperti si soffermano sulla norma che esclude la Pa dalle nuove regole sulle dimissioni in bianco: «Non c’è dubbio che questa pratica fraudolenta è effettivamente marginale nel settore pubblico – commenta Sandro Mainardi, ordinario di diritto del Lavoro all’università di Bologna -. Ma siamo di fronte a un nuovo divaricamento con il lavoro privato, in una logica contraria a quella della privatizzazione».
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fonte Il Sole 24 Ore