Dopo l’incauta e frettolosa abrogazione della disciplina del lavoro accessorio, decisa senza che fosse previsto un adeguato regime transitorio, il ministero del Lavoro prova ad attenuare la portata degli errori del legislatore.
È di ieri la nota, apparsa sul sito del ministero, in cui si legge che, per i voucher acquistati entro il 17 marzo e ancora spendibili fino al prossimo 31 dicembre «…l’utilizzo dei buoni per prestazioni di lavoro accessorio, nel periodo transitorio sopra ricordato, dovrà essere effettuato nel rispetto delle disposizioni in materia di lavoro accessorio previste nelle norme oggetto di abrogazione da parte del decreto».
Questa nota sembra una risposta ai dubbi sollevati da più parti circa le regole da applicare ai 35 milioni di voucher che si stimano ancora in circolazione durante il periodo che va dal 17 marzo al 31 dicembre di questo anno.
Il decreto legge 25, entrato in vigore proprio lo scorso 17 marzo, ha infatti abrogato con effetto immediato la disciplina del lavoro accessorio, ma ha lasciato aperta fino alla fine dell’anno la possibilità di usare i voucher già acquistati.
Il combinato disposto di queste due misure è risultato assolutamente paradossale, perché l’abrogazione integrale delle norme sul lavoro accessorio ha travolto anche quelle che governavano l’utilizzo dei buoni, con la conseguenza che, per tutto il periodo transitorio, i buoni si potranno usare, ma non saranno più in vigore le regole che li disciplinavano.
A partire dal 17 marzo, infatti, è stata cancellata la norma (articolo 49, comma 3, del Dlgs 81/2015), introdotta dal Dlgs 185/2016, la quale stabiliva (per le imprese, mentre le famiglie erano esentate) l’obbligo di inviare una comunicazione preventiva ai servizi ispettivi (con i dati del lavoratore e l’indicazione dell’orario di inizio e fine della prestazione) ogni volta che veniva usato il lavoro accessorio.
Dalla stessa data, sono state cancellate le sanzioni (da 400 a 2.400 euro per ciascun lavoratore oggetto della violazione) previste dalla stessa norma per i casi di mancato invio della comunicazione preventiva.
La nota del Ministero pubblicato ieri sembra voler rimediare alle conseguenze paradossali della nuova disciplina; non è scontato, tuttavia, che la questione possa considerarsi risolta.
Ipotizziamo che un datore di lavoro abbia acquistato un buono il 16 marzo e decida di utilizzarlo per la giornata odierna. Se questo datore di lavoro va a cercare cosa c’è scritto nella legge, non trova alcun obbligo di inviare la comunicazione preventiva: pertanto, ritenendo sufficiente rispettare la legge, non prende visione della nota del Ministero e utilizza il buono senza inviare nessuna email ai servizi ispettivi.
A quel punto, se arriva un’ispezione e viene contestata dagli organi di vigilanza la mancanza di comunicazione preventiva, il datore rischia di subire la sanzione, ma ha anche ottime prospettive di poter impugnare con successo il provvedimento.
L’unico fondamento normativo di tale sanzione sarebbe, infatti, il messaggio pubblicato sul sito internet del Lavoro: un atto ancora non previsto nella gerarchia delle fonti. Ora, è chiaro che il ministero ha pubblicato questo messaggio sperando di stimolare una condotta “virtuosa” delle imprese, ma l’esempio dimostra che questo tentativo, seppure lodevole, non può bastare. È necessaria, invece, l’immediata correzione del decreto, in sede di sua conversione parlamentare, mediante una norma che stabilisca con chiarezza che, durante il periodo transitorio, continua ad applicarsi in via temporanea (e soltanto rispetto ai buoni già acquistati) tutta la disciplina oggetto di abrogazione.
Intanto non si ferma la polemica legata all’abolizione dei buoni: se ieri l’Inps ha annunciato il ripristino della procedura telematica per l’attivazione dei voucher ancora utilizzabili, dopo il blocco di lunedì scorso che aveva creato più di qualche problemi ad aziende e famiglie, nel corso della giornata a manifestare tutto il proprio disagio è stata la Federazione italiana tabaccai (Fit), che con una nota ha chiesto un incontro urgente al presidente del Consiglio, minacciando di sospendere da subito il servizio di pagamento dei voucher. «È innegabile – ha sostenuto in una nota il presidente nazionale di categoria, Giovanni Risso – che il servizio di emissione e pagamento dei buoni lavoro rappresentasse per i tabaccai una importante fonte di reddito soprattutto in un momento in cui siamo costretti ad assistere ad una importante contrazione della redditività, causata dalla stretta al fumo, ai giochi e ad una netta ripresa del contrabbando. Noi tabaccai siamo concessionari dello Stato e ci adeguiamo alle sue leggi, senza entrare nel merito di alcuna scelta politica – ha concluso Risso – ma almeno ci sia concesso di evidenziare i danni che la cancellazione di un servizio di qualità ci ha arrecato».
fonte: Il Sole 24 Ore
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