Partite Iva e Cocopro, per le donne 11mila euro in meno in busta paga
Un modo per “sfuggire” a queste nuove regole – almeno per qualche anno – potrebbe essere quello di aprire una partita Iva adesso se si hanno le condizioni per accedere nell’attuale regime dei minimi, quello per intenderci con l’imposta al 5 per cento. Certo, si potrebbe obiettare che bisognerebbe poi sostenere fiscalmente i costi sugli ultimi due mesi dell’anno (in pratica pagare le imposte nel 2015) ma d’altro canto se non si hanno compensi o ricavi non ci sarebbe nulla da pagare.
Aprire adesso una partita Iva ed entrare nei minimi così come sono ora potrebbe avere il vantaggio – consentito dall’attuale formulazione del Ddl di Stabilità – di applicare le vecchie regole fino al termine del quinquennio (o fino al compimento del 35° anno di età), naturalmente se fossero rispettate tutte le altre condizioni.
Non bisogna dimenticare che in due casi su tre i contribuenti minimi hanno meno di 35 anni e sono per lo più professionisti, informatici, venditori, agenti. Si tratta di soggetti che, molto spesso, non hanno un grande giro d’affari né ingenti investimenti alle spalle e rischiano di galleggiare in una sorta di zona grigia tra lavoro dipendente, collaborazioni e lavoro autonomo. Difficile escludere che non si nascondano anche false partite Iva, anche se le condizioni d’accesso che erano state poste al momento del restyling nel regime (il Dl 98/2011) volevano appunto evitare questo rischio.
L’agevolazione alle start up
Per completezza e correttezza, bisogna anche ricordare che il Ddl di Stabilità tende anche una mano ulteriore a chi avvia una nuova attività. Il reddito può essere infatti abbattuto di un terzo per i primi tre anni di avvio di una nuova iniziativa imprenditoriale o professionale. Un aiuto non da poco. Anche se i minimi al 5% durano cinque anni e non tre.
fonte: Il Sole 24 Ore