l Ministero del lavoro pubblica le istruzioni per ricevere i contributi precedenti all’annualità 2013 nel caso le associazioni non abbiano comunicato l’IBAN corretto o abbiano omesso altri dati bancari. Procedure non semplici, ma che vale la pena di tentare. A disposizione anche una mail per avere chiarimenti
State ancora aspettando di incassare il 5 per mille di annualità precedenti al 2013 e non sapete come fare? Non disperate. Il Ministero del Lavoro pensa a voi e ha messo a disposizione una pagina (http://www.lavoro.gov.it/notizie/Pagine/Cinque-per-mille-avviata-la-procedura-per-il-pagamento.aspx) in cui spiega che è stata avviata la procedura per il pagamento del 3° ordinativo dell’anno 2014. Sia chiaro, la responsabilità non è del ministero, ma nella stragrande maggioranza dei casi degli enti beneficiari, che omettono di comunicare i dati bancari o li comunicano errati, o cambiano banca di anno in anno senza aggiornare gli Iban. C’è da dire anche che aspettare due anni per ricevere il contributo non è da paese normale, e attenderne quattro o cinque è addirittura assurdo. Ma meno male che gli strumenti per sanare la situazione esistono, come spiega appunto il Ministero.
Normalmente, si legge sul sito, dopo aver pubblicato gli elenchi degli aventi diritto l’Agenzia delle Entrate trasmette al Ministero del Lavoro gli elenchi stessi completi di IBAN dei conti corrente per poter effettuare i bonifici (di solito 4). Da questi elenchi mancano però ovviamente gli enti che non hanno comunicato le coordinate, e gli enti il cui pagamento è sospeso in attesa dell’esito dei controlli sui requisiti di ammissibilità. Chi non ha comunicato l’IBAN perchè non ha un conto corrente e ha diritto a meno di 1000 euro si vedrà erogato il contributo direttamente dal Ministero del Lavoro in contanti presso la cassa della Tesoreria provinciale della Banca d’Italia. Gli altri enti cosiddetti “NoIBAN” devono inoltrare apposita richiesta al Ministero stesso (modulo NoIBAN), come spiegato appunto nella stessa pagina.
Chi invece ha modificato il codice IBAN nel corso dell’anno e non lo comunica all’Agenzia delle Entrate, vedrà parcheggiato il proprio contributo su un conto speciale presso la Banca d’Italia o presso l’Ispettorato Generale per la Finanza delle Pubbliche Amministrazioni (IGEPA) dove resta disponibile per il pagamento fino al termine all’esercizio finanziario successivo a quello in cui è stato stornato. Oltre tale termine, spiega il Ministero, i contributi residui non pagati non sono più disponibili sul bilancio dello Stato, ma non sono persi, in quanto iscritti tra le passività del patrimonio dello Stato e potranno essere erogate entro i dieci anni successivi dietro richiesta di reiscrizione in bilancio del legale rappresentante dell’ente.
Non avete capito granchè? Non preoccupatevi. A vostra disposizione, oltre a una ricca sezione modulistica, c’è anche un indirizzo email a cui scrivere per avere delucidazioni.